Wednesday, November 28, 2007
















E' brasiliano quindi negro.
E' milanista quindi fascio.
E' religioso quindi appezzi.
Si fa la doccia almeno 4 volte la settimana con 30 maschi quindi gay.
Serve altro?

Monday, November 05, 2007


SoloMacello, come tutti i rincoglioniti avranno capito, festeggia trent'anni. Volevo dire due. SoloMacello è un'entità indipendente, tant'è che, come vedete, non ci sono link sulla colonna di destra. Non ci sono perchè non siamo i soliti pezzenti che fanno gli elitari e gli esclusivi e poi riempiono il blog di bottoni e banner per mendicare visite. Come se più stronzi che vengono a leggere le vostre cacate dessero loro un senso di legittimità. SONO STRONZATE E STRONZATE RESTANO.Ma un minimo di cameratismo lo proviamo anche noi. Non per simpatia o calore umano. Per ridere dei poveri scemi che vengono qui, vogliono fare i simpatici e lasciano dei commenti per ingraziarsi la Sacra Corona Unita Del Metal: UPDATE: LA 'NDRANGHETA del METAL. Tipo questo. Il messaggio è: non fate ridere. Lasciate perdere. Possibilmente toglietevi la vita.E per festeggiare i trent'anni di SoloMacello inauguriamo oggi una serie di post all'interno della quale i nostri "amici" (SoloMacello non ha amici. Solo conoscenti, tipe e nemici.) ci raccontano una loro esperienza metal o un loro ascolto metal, che vengono poi passati ai raggi XXX dall'occhio che tutto vede e tutto comprende di SoloMacello. Quello che ne esce è la solita latrina, ma abbiamo infamato qualcuno facendogli credere che lo volevamo a far festa con noi.


Stavolta tocca a http://thereisnoending.blogspot.com/


Iron Maiden "The Number of The Beast"

E' andata così, o "The Numer of The Beast" o "Nevermind". Era il 1992, giocavo a pallanuoto, che di per sé è una cosa molto metal, ed un mio compagno di squadra, i'Ruffo da Pontassieve, mi porta una cassetta basf da 120. Avevo 16 anni, all'epoca andavan di moda Guns'n'Roses, già verso l'essere appezzi, e compagnia Hard-Rock stradaoiola. Ci si scambiavan gli ascolti. Mi fa, tieni, roba bona. Da un lato (A) "The number of the beast". Dall'altro (B) "Nevermind". Gli Iron Maiden li conoscevo. I Nirvano manco sapevo chi cazzo fossero. Di loro, solo un vinile con tanto di copertina inquietante biancona stucchevole come il periodo Lennon quando altro non faceva che trombare con quel cesso di Yoko Ono. Scoprii che non eran loro. Esistevano dei Nirvana nei '60, o '70 boh. Progredivano e quindi mi facevan cacare. Era un bivio quello. Nei Maiden non c'era più Di Anno. Era la prima volta di Bruce Dickinson, che ugolava in questi Samson. Cazzo, andavo in trasferta a giocare a pallanuoto. In Liguria. Lì quello sport va di moda. E questi non so che cazzo mangiassero, ma eran il doppio. Io, sedicenne, ero così come sono ora. Quindi per l'età mi difendevo. Ora, invece, mezza sega. Due ore di viaggio che ti servivano da carica. Pensavo che il metal andasse più che bene. E vai con l'accoppiata 'The Number of the beast' e 'Run To the Hill'. Spaccava quella. Me le suonavo prima di buttarmi in acqua. Ma spaccavano pure quegl'altri ciccioni. Oltre a chissà che cazzo mangiassero, mi domandavo poi che cosa ascoltassero, per esser così ignoranti. Slayer? Può darsi. Non l'ho mai saputo. So solo che ogni volta ci provavo. Mi garbavano i Maiden. Ma ne buscavo sempre. Quindi se dovevo frignare, mi veniva in soccorso il lato B. Che c'era il tipo che voleva ammazzarsi (oh poi l'ha fatto davvero), drogarsi, bere come un dannato ed ogni tanto scopare. Mi si confaceva di più, alla fine. Magari se i lati fossero stati invertiti, sarei stato metallaro. Boh. Invece vi inculate di brutto. Poi uscì Ten, Jar of Flies e da lì basta con le ugole arrossate. Tanto ne buscavo uguale, inutile darsi un tono. Vedi tu, il bivio. (7 su 10 perchè comunque mi ha fatto avere uno pseudo tono per un po')


Thursday, November 01, 2007

IN TOUR COI DREAM THEATER? ANCHE NO.

Walter Pirola, noto fan lombardo dei Dream Theater e accanito lettore di Solomacello, ci ha contattati pochi giorni fa tutto pieno di entusiasmo perché aveva vissuto una di quelle esperienze che ti rigirano il culo e ti bloccano il sangue al cazzo. Ve la diciamo: a Walter è stata data la possibilità di andare in tour con il suo gruppo preferito, i Dream Theater appunto. Un po' come se al Sindaco chiedessero di seguire i Dog Eat Dog o i Metallica (tanto lui li reputa importanti allo stesso modo). Ecco qui la testimonianza vera di un fan numero uno, che alla fine diventa numero zero. Perché? leggete e non scassate i coglioni, madonnatroia.

Ciao ragazzi, mi sento un po' imbarazzato a scrivere, non ho mai scritto su un blog in vita mia, su Solomacello poi! Comunque, siccome il Sindaco mi ha detto di dire poche cazzate e di andare al sodo io non mi dilungherò molto e arriverò al succo del discorso. Allora i Dream Theater vengono in Italia e io lo si già con netto anticipo, acquistando i biglietti molti mesi prima del tour per essere sicuro. Assieme a me Samuele di Como e Fausto di Rho. Trepidanti, attendiamo la prima data di Bologna dove casualmente conosciamo uno dell'organizzazione che in quel momento era in fila per comprare un panino. Lui ci chiede di salire sul furgoncino per seguire i Dream Theater in tour! UN SOGNO CHE SI AVVERA RAGAZZI! NON CI CREDEVO! ovviamente accettiamo l'invito e ci mettiamo in viaggio verso Roma. Arrivati a Roma ci dirigiamo immediatamente verso i camerini ma dei nostri eroi nemmeno l'ombra. A un certo punto arriva un tizio col pizzetto bianco, molto alto, americano che ci chiede cosa diavolo stavamo facendo in quel momento lì. Noi gli spieghiamo la faccenda e lui non ci molla, vuole sapere i nostri nomi e cognomi, ci chiede i pass e insomma ci fa capire che non è il caso di gironzolare in maniera spensierata per i camerini perché "if you're on tour with the Dreamers, you've to work, all day long" (per chi non capisce un cazzo di inglese: "se sei in tour coi dream theater del porcodio devi lavorare porcamadonna, non puoi permetterti di non fare un cazzo, canedigesù!"). Diciamo che da questo momento in poi tutte le opinioni che ci eravamo costruiti nel corso di anni di ascolti di 'Images & Words' iniziano ad andare in crisi. Noi siamo fan, senza di noi la band non vivrebbe. Perché meritarsi un trattamento simile? Ho caldo, mi tolgo la mia felpa adidas gialla fosforescente a righe bianche e i metto in un angolo, dove da lontano vedo James La Brie, corro a salutarlo ma nemmeno mi incrocia con lo sguardo. Anzi, noto in lui un certo fastidio nel dover per forza sorridere a uno che come me gli dà da mangiare. La tristezza e la delusione iniziano a farsi sentire. Anzi, inizio ad odiarli, e ripenso alla quantità industriale di assoli di chitarra e batteria che per anni mi hanno fatto credere di avere davanti una band coi contro coglioni. Finiti questi pensieri, inizia lo show, loro salgono sul palco e l'effetto è diverso. Non mi interessano più, anzi li trovo piuttosto stucchevoli e "barocchi" come dicono sulle riviste metal. Mi sembrano 5 coglioni messi a suonare. Poi c'è anche il bassista, giapponese di origine, che non mi sta per niente simpatico. Non sorride, mi chiedo se scopa di tanto in tanto o se è sempre a casa a suonare quel basso che esteticamente mi fa anche un po' schifo o "steccare", come dite voi di Solomacello. Il set dura troppo, due ore e mezza, dopo la prima mezzora io decido di darci un taglio con il prog, con le scarpe tamarre e i jeans stretti in fondo e prendo il primo treno che mi riporta a casa. Da oggi sono un ragazzo nuovo, ho scoperto il crossover, ho scoperto le cose truci, ho scoperto le pettinerìe assortite dei Today Is The Day ma soprattutto ho scoperto i DOG EAT DOG!